Laboratorio teatrale CRUC per adulti a cura di Max Mazzotta – riflessioni dei corsisti e prossimi appuntamenti

Visto il grande successo riscosso tra i partecipanti al Laboratorio Teatrale per adulti su Gli innamorati di Carlo Goldoni, organizzato dal Circolo Ricreativo dell’Università della Calabria e dalla Compagnia Libero Teatro e tenuto dall’attore e regista Max Mazzotta, il corso riprenderà dopo la pausa estiva.

Il laboratorio è incentrato sul percorso creativo dell’attore: i partecipanti nelle ore di laboratorio costruiscono, guidati dal curatore, uno spazio ideale in cui liberare le proprie potenzialità, risvegliare l’immaginazione e scoprire nuove attitudini. Gli ambiti principali di studio sono: corpo, voce, improvvisazione individuale e di gruppo, costruzione dei personaggi, studio del testo teatrale, traduzione, riscrittura e interpretazione.

Di seguito riportiamo alcune delle riflessioni sul laboratorio che i corsisti hanno voluto condividere con noi:

“Leggere tra le righe di un testo datato ma universale, con una guida capace di porre all’attenzione punti di vista diversi, provare a riflettere sulle possibili motivazioni di alcune parti dello scritto, è una esperienza molto interessante.

Perciò grazie a Max e a chi con lui porta avanti tutto l’ambaradan”

Gabriella

“Mi è piaciuto molto tutto lo studio preliminare e la scoperta dei singoli personaggi, per i quali, ad una prima lettura di un testo teatrale, non sempre si riconoscono tutti i tratti.

Mi è piaciuto inoltre lo studio di alcune messe in scena, e di come si possono variare.

Sono riuscita a sviluppare un po’ di più la memoria e spero di migliorare sempre il mio modo di esprimermi su un palco, nel senso di dare vita ad un personaggio, e di trasmettere quelle emozioni che il personaggio vuole trasmettere in quel determinato momento, vincendo la timidezza e la paura di “scoprirti” davanti ad un pubblico.

E Max è eccezionale!!!”

Piera

“Cosa mi ha dato questo laboratorio? Tanto.

Innanzi tutto mi ha dato conferma di ciò che ho sempre pensato, anche quando nei laboratori che ho frequentato l’accento veniva posto su altro: è importantissima la lettura attenta del lavoro teatrale, prima di arrivare alla sua messa in scena. Solo così si può avvicinarsi al suo cuore, alle intenzioni del suo autore. Ovviamente ciò comporta l’inserimento dell’opera all’interno di un contesto storico e anche la conoscenza di elementi biografici riguardanti l’artista. Questi elementi di conoscenza aiutano ad immergersi completamente nel mood del lavoro e a comprendere la funzione non solo scenica, ma sostanziale, delle scelte effettuate dal regista.

Un’altra cosa che si aggancia perfettamente con quanto ho scritto sopra, riguarda il lavoro sul personaggio e sulle sue relazioni con gli altri personaggi, per il quale è essenziale, appunto, analizzare attentamente il testo. Riga per riga, parola per parola: i dettagli sono importantissimi. I  gesti del personaggio sono importantissimi, lo sono addirittura i movimenti impercettibili, il tono (grave, acuto…) della sua voce. Ma  Max ci ha detto una cosa fondamentale. IL PERSONAGGIO DEVE ESSERE CREDIBILE per il pubblico che assiste alla rappresentazione. L’attore deve avere, ad esempio, il compito difficilissimo di avvincere il pubblico del terzo millennio, portando sulla scena un personaggio che  vive emozioni connesse a  situazioni tipiche della società veneta del XVII secolo. Questo compito può essere affrontato donando al personaggio un po’ di se stesso, ricercando nell’ambito delle proprie esperienze di vita vissuta, e della propria interiorità, elementi che lo possano  accostare al personaggio e aiutarlo a renderlo persona, dargli una espressività, una gestualità naturali, non costruite.

Altra cosa fondamentale… il ritmo. Nell’articolazione delle battute non bisogna perdere il ritmo. Ora incalzante… ora più sostenuto…ma bisogna cercare e mantenere un ritmo, non solo nell’articolare la battuta, ma nei movimenti, nell’alternanza dei vuoti (silenzi, assenza di movimento) e dei “pieni”.

Infine, ma non per ultimo, mi viene da riflettere su una cosa che mi sta dando questo corso: la scena deve funzionare. Fermo restando che è compito del regista affrontare le scelte per far sì che una scena funzioni, sin da subito è possibile valutare se un tipo di situazione scenica può funzionare o no, ossia catturare l’attenzione dello spettatore. Qualche volta Max ci ha lasciato liberi di esprimerci sulla scena  e poi è intervenuto sottolineandoci perché quello “non poteva funzionare”, e ci ha proposto invece la sua costruzione spiegandoci PERCHE’ quella avrebbe funzionato.

In definitiva, io spero che mi si offra l’occasione di continuare e di potermi esprimere cercando di attuare quello che fino a questo momento ho acquisito prevalentemente su un piano teorico (purtroppo).”

Daniela

Alcuni momenti del laboratorio

Lascia un commento