LEGGENDA PRIVATA di Michele Mari

Leggenda privata

di Michele Mari

Einaudi Editore
197 p.
ISBN9788806228958
suggerito da Federico Francesco Guzzi

 

L’Accademia dei Ciechi ha deliberato: Michele Mari deve scrivere la sua autobiografia. O, come gli ha intimato Quello che Gorgoglia, «isshgioman’zo con cui ti chonshgedi». Se hai avuto un padre il cui carattere si colloca all’intersezione di Mose con John Huston, e una madre costretta a darti il bacino della buonanotte di nascosto, allora l’infanzia che hai vissuto non poteva definirsi altro che «sanguinosa». Poi arriva l’adolescenza, e fra un viscido bollito e un Mottarello, in trattoria, avviene l’incontro fatale: una cameriera volgarotta e senza nome che accende le fantasie erotiche del futuro autore delle Cento poesie d’amore a Ladyhawke… Ma è davvero una ragazza o un golem manovrato da qualche Entità? Assieme a lei, in una «leggenda privata» documentata da straordinarie fotografie, la famiglia dell’autore e il suo originalissimo lessico. E poi la scuola, la cultura a Milano negli anni Sessanta e Settanta, e alcune illustri comparse come Dino Buzzati, Walter Bonatti, Eugenio Montale, Enzo Jannacci e Giorgio Gaber. Chiamando a raccolta tutti i suoi fantasmi e tutte le sue ossessioni (fra cui un numero non indifferente di ultracorpi), Michele Mari passa al microscopio i tasselli di un’intera esistenza: la sua. Un romanzo di formazione giocoso e serissimo che è anche un atto di coerenza verso le ragioni più esose della letteratura.

Il commento di Federico: “Leggenda privata di Michele Mari credo sia uno dei migliori libri (italiani) letti negli ultimi anni. Bisogna leggerlo per capire la distanza, siderale, da un Fabio Volo di turno (con le sue frasi da baci perugina, ovvie e stucchevoli), o da un Carofiglio e compagnia cantando; ma anche la distanza, netta, da scrittori che godono di maggiore fama nella critica letteraria, come un Missiroli, ad esempio, che a mio parere è molto sopravvalutato. Michele Mari, invece, attraverso uno stile unico, forbito, ricercato, ma al contempo non complesso e mai noioso, riesce a fare una biografia frammentata e allo stesso tempo profonda, completa, e densa di significati; fatta di rimandi colti, di vita milanese (in una Brera degli anni 60/70), all’interno però di una narrazione ‘leggera’ e, soprattutto, ironica, intelligente, acuta. Non era affatto facile coniugare la complessità stilistica con la facilità di lettura (sembra quasi una contraddizione in termini, invece, vi assicuro, che è così). Allo stesso modo non era facile far convivere la forte struttura letteraria del romanzo (piena di citazioni, rimandi, collegamenti) con una lettura che procede comunque spedita, risultando accattivante, strappando sorrisi. Naturalmente chi non è amante di certa letteratura, stia alla larga da Michele Mari, come dico spesso: “non tira aria”. Chi invece è alla ricerca di esperienze letterarie che consentono di cogliere l’essenza, le sfumature, il  senso di questa arte, si immerga in questa lettura, rimarrà sorpreso.”

Lascia un commento